Oggi inizia l’evento culturale piu’ interessante del Kosovo: il Dokufest di Prizren, un festival di film corti e documentari. Lo organizza un nostro amico di Prizren, molto in gamba. Non credo che nessuno di voi ci verra’. Ma in ogni caso potete dare un’occhiata al sito, no? Comunque, dura fino a domenica. E’ interessante (e confortante) scoprire che esiste un po’ (sottolineo, un po’) di vivacita’ culturale pure in queste grigie citta’.
Non molta. Un po’.
Ieri sera invece, al ritorno da un bel weekend rilassante a Nis, sono andato improvvisamente e violentemente a sbattere contro il vecchio grigiume balcanico.
Faceva un freddo boia, alla fontiera (pardon, confine amministrativo) tra Serbia e Kosovo. Notte, undici e mezza, pioggia. Dopo un’ora e mezza di buche, salti e tergicristallo, cominciavo davvero ad accarezzare l’idea di casa mia e del mio letto.
Peccato che tra me e Pristina ci fosse la frontiera.
Una cosa che noi in Europa abbiamo praticamente dimenticato e’ il concetto di frontiera. Da noi non c’e’ quasi piu’. Aspettare, dover dimostrare che tu sei tu, che puoi passare. Dover rispondere alle domande, aprire il bagagliaio, polizia che ti fruga tra la roba. Soprattutto aspettare, tutti in coda, con pazienza. Gran sigarette e chiacchiere con i compagni di attesa.
Dicevo, la frontiera (ops, confine). Questa volta non si e’ trattato delle code, interminabili, che di solito si appalesano quando c’e’ di mezzo la polizia serba. Soprattutto al confine col Kosovo, questi simpaticoni ci mettono almeno 5 minuti per ogni macchina. Facendo un rapido calcolo, se hai 15-20 macchine davanti (cosa non rara), stai li’ un’ora e mezza o giu’ di li’. Ah, dimenticavo di dire che a volte c’e’ uno che lavora, e altri tre che bevono il caffe’, fumano o (non sto scherzando) giocano col cane, mentre tu sei li’ che aspetti, in fila, aspetti…
Stavolta pero’ come dicevo non si e’ trattato delle code, ma della macchina.
La polizia kosovara mi chiede l’assicurazione della macchina. Gli do la carta verde, con una bella dichiarazione della mia assicurazione – me la sono fatta fare apposta – che dice che copre anche il Kosovo.
“Questa non copre il Kosovo”, mi dicono. Gli faccio notare che veramente c’e’ scritto esattamente il contrario. Ma l’argomento non sembra essere abbastanza persuasivo. “Questa non vale, con questa non entri”.
La mezz’ora successiva di discussione serve solo a ripetere piu’ volte gli stessi concetti, c’e’ scritto ma non e’ vero. Il succo e’ che devo pagare 50 euro per un’assicurazione temporanea di 2 settimane.
Casualmente c’e’ un ufficio li’ alla frontiera, con un ciccione che dorme su un divano, ma ben felice di essere svegliato se e’ per spillarmi cinquanta euro.
Il guaio e’ che non ce li ho. Devo andare a ritirare a un bancomat, ma dove? Dietro di me ci sono cento chilometri di campagna, curve e buche. Avanti, non posso andare, dato che (ricordate?) per la polizia la mia macchina non puo’ circolare.
La soluzione si manifesta ben presto sotto forma di vecchietto, amico del poliziotto, che scatta in piedi offrendomi un passaggio “like a taxi”, dice, mi paghi quello che vuoi tu. D’accordo.
Peccato che, una volta saliti in macchina, si scopre che quello che voglio io non corrisponde a quello che vuole lui. Altri 10 euro che se ne vanno, per fare otto chilometri fino al primo bancomat. Tiro i miei soldi, ripartiamo, e dopo duecento metri si ferma – al buio tra l’altro, perche’ la luce in paese era saltata. Qui mi rapina, penso. “Mangiare, mangiare” mi fa invece. E vedo che indica un bar. “Solo dieci minuti”.
Penso di star sognando, sono con un vecchiaccio a mezzanotte sotto la pioggia al buio, trecento euro in tasca, la mia macchina e’ in ostaggio alla frontiera e questo non solo mi ciuccia dieci euro per un passaggio, ma mi molla pure li’ come un babbeo per andarsi a fare un panino. Nascondo i soldi nelle scarpe, il vecchio torna con un paio di panini extra, probabilmente per gli amici poliziotti, “tutto a posto, scusa tanto, mi dispiace”. Lascia stare.
Intanto alla frontiera hanno trovato una circolare che chiarisce finalmente tutto: tutte le macchine che non hanno un’assicurazione valida per il Kosovo devono fare quella integrativa da 50 euro. Ma se ti ho detto che la mia vale. No, non vale. Appunto.